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Le“Fake news”, le stesse che hanno contribuito a rendere il controverso Donald Trump il nuovo inquilino della Casa Bianca, hanno fatto scorrere fiumi di inchiostro (e di bits) negli ultimi tempi. Dietro a queste false notizie ci sono media come la web statunitense Breitbart News, complice di Trump nella sua vittoria alle urne. Però fabbriche di “Fake News”, sfortunatamente, ce ne sono molte di più e sono nascoste in tutti gli angoli del pianeta.

Purtroppo questo modello d’informazione ha acquisito con il tempo un vero e proprio format, che è stato analizzato da Frank Zimmer in un articolo del W&V. Le caratteristiche che accomunano questi generatori di Fake News sono 10:

  1. La parola populismo non esce mai dalle loro labbra. Fuggono da etichette politiche. Non si considerano né di destra né di sinistra. Fanno in modo di ritrovare nuove espressioni (“alt-right”, per esempio);
  2. Vendono un nuovo giornalismo (presumibilmente) migliore di quello che offrono i media “main stream”;
  3. Lanciano costantemente durissimi attacchi contro i media “main stream”, veri responsabili dello stato di coma in cui si trova attualmente il giornalismo;
  4. Utilizzano la loro esperienza professionale, acquisita proprio nei vecchi mezzi di comunicazione, per vendersi come media anticonformisti, scomodi e al margine del perfido “status quo”;
  5. Sventolano ai quattro venti, che a differenza del “main stream” che si limita a divulgare l’ego infinito dei più potenti, loro sono dalla parte degli emarginati;
  6. Sono svergognatamente teatrali e utilizzano le critiche a loro rivolte come un segnale (uno in più) che i potenti vogliono azzittirli;
  7. Giocano a fare le vittime, vanno in cerca di nemici (dove probabilmente non ce ne sono), si sentono costantemente minacciati e si approfittano della solidarietà dei loro lettori creduloni;
  8. Sanno che, quanto più polarizzate e pazze siano le loro opinioni, più richiameranno l’attenzione del pubblico. Invece di compiacere agli inserzionisti, che sfuggono da loro come dalla peste, cercano di fare molto rumore per attirare l’attenzione del maggior numero possibile di lettori per procedere poi a far cassa. Sono coscienti che il loro futuro non sarà nella pubblicità, ma nei contenuti a pagamento.
  9. La “hate economy” è il modello di questi media che guadagnano vendendo odio e non informazione.
  10. Fanno molta attenzione a non togliersi la maschera in pubblico e a non parlare della  “hate economy” che li sostiene.
Aldo Ciana

La noia uccide

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