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Il direttore esecutivo di Google, Sundar Pichai, si è mostrato seriamente preoccupato per il recente ordine sull’immigrazione firmato dal presidente americano Donald Trump. Potrebbero sorgere gravi problemi per il ritorno di numerosi impiegati della compagnia alla sede centrale. L’agenzia Bloomberg ha avuto accesso ad un comunicato, interno alla compagnia, nel quale Pichai spiegava che più di un centinaio di dipendenti che si trovano all’estero erano interessati all’ordinanza.

Non è un dettaglio che lui sia nato e cresciuto in India, sebbene buona parte della sua carriera sia stata fatta all’estero, la sua formazione superiore avvenne nel suo paese.

E’ bene ricordare che l’ordinanza vietava l’ingresso negli USA ai cittadini provenienti da 7 paesi, a maggioranza islamica, per 90 giorni (Siria,Irak, Iran, Yemen, Libia ,Sudan e Somalia).

Google ha chiesto ai dipendenti che si trovavano in quei territori di ritornare negli Stati Uniti prima che l’ordinanza entrasse in vigore, inoltre ha raccomandato loro di chiedere aiuto all’assistenza migratoria.

Le relazioni tra imprese tecnologiche statunitensi e il presidente erano complesse sin dalla campagna elettorale, la maggior parte degli impresari della Silicon Valley aveva voltato le spalle a Trump, dopodiché ci fu un riavvicinamento, ma le misure adottate dal governo, in campo migratorio, hanno creato un nuovo disaccordo.

“Siamo preoccupati per l’impatto di quest’ordine e di qualsiasi misura ponesse restrizioni ai dipendenti ed alle loro famiglie, misure che porrebbero ostacoli all’importazione di talenti negli USA” ha detto un portavoce di Google a Bloomberg.

L’ impresa di Mountain View non è l’unica a pronunciarsi sulle ordinanze adottate da Trump, anche Marck Zuckenberg, fondatore e direttore esecutivo di Facebook ha, recentemente, manifestato le sue preoccupazioni in proposito. Zuckenberg ha ricordato che anche lui e sua moglie sono discendenti di migranti.

Aldo Ciana

La noia uccide

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