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“Facciamo in modo che Apple fabbrichi i suoi dannati computer in questo Paese piuttosto che in altri! Riprendiamoci i lavori dalla Cina, dal Giappone e da tutti quei paesi che ci stanno imbrogliando”.

Con queste parole il presidente neo eletto Donald Trump minacciava una delle compagnie tecnologiche più importanti del mondo e sembra che, difronte al timore di dover pagare imposte sull’importazione dei suoi prodotti negli USA, la compagnia della mela abbia deciso (in parte) di cedere.

Secondo The Verge, Apple avrebbe deciso di trasferire la produzione dei suoi server e data base nella città di Mesa in Arizzona. Ciò nonostante la produzione di Apple continua a essere localizzata soprattutto in Cina. Viene da pensare che questa decisione sia motivata dal desiderio di pacificare le acque agitate della politica.

Per ora,il Mackbook Pro è l’unico prodotto di completa produzione statunitense, prevalentemente effettuata nel centro di Austin in Texas.

E così facendo, Apple si unisce ad altre compagnie come FordFiat che questa stessa settimana hanno deciso di accontentare Trump aumentando la loro produzione negli Stati Uniti. Ford ha fatto marcia indietro nella decisione di investire 1.600 milioni di dollari in Messico e Fiat, da parte sua, investirà 1.000 milioni di dollari nella modernizzazione dei sui centri in territorio statunitense.

Questa decisione della Silicon Valley porterebbe a un aumento dei costi. Fabbricare un iPhone negli Stati Uniti presuporebbe un rincaro di 100 $ a dispositivo.

Aldo Ciana

La noia uccide

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