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Comprare e vendere oggetti usati rappresenta un enorme contributo all’ambiente. Lo dimostra la seconda edizione dello studio “Second Hand Effect. Il mercato dell’usato e il suo effetto sull’ambiente” elaborato da “Vibbo”, in collaborazione con l’Istituto di Indagine Ambientale Svedese (IVL), secondo il quale, ridando vita agli oggetti riduciamo le emissioni di biossido di carbonio (CO2). Dati alla mano, gli utenti spagnoli di Vibbo, una media di 10 milioni al mese, sono riusciti a risparmiare, potenzialmente, 697.860 tonnellate di CO2 grazie alla compravendita di oggetti di seconda mano nel 2016.

Questa quantità di CO2 equivale ad eliminare tutte le emissioni prodotte da 930.000 spagnoli in solo mese, o (dando un esempio di maggior effetto) alla produzione di 2,8 milioni di divani. Un dato che dimostra che il mercato dell’usato riduce, veramente, la nostra emissione di carbonio.

“La tendenza al rialzo di questo mercato può essere dovuta a ragioni ovvie come la voglia di risparmiare, o di disfarsi di qualcosa che non si usa più” afferma la responsabile agli Studi di Vibbo, Beatrice Toribio, “Ma la coscienza ambientale ed il concetto di consumo responsabile aumentano nel momento di usare le piattaforme di seconda mano. In Spagna questo mercato  è raddoppiato negli ultimi dieci anni, ma ha ancora una lunga strada da percorrere prima di raggiungere i paesi nordici, che hanno maggior tradizione nella vendita di oggetti usati, motivata  dal rispetto per l’ambiente”.

Come si risparmia questa quantità di CO2?

Attualmente il CO2 è uno dei principali gas inquinanti e costituisce uno dei grandi problemi nella lotta contro il cambiamento climatico. Dal momento che usiamo sempre più risorse naturali i livelli di CO2 aumentano progressivamente e provocano l’Effetto Serra , causa  del  riscaldamento globale. Il rapporto Second Hand Effect si basa sul presupposto che la vendita di prodotti di seconda mano evita che se ne produca uno nuovo e le relative emissioni di CO2, che questo comporta, ed anche sul risparmio che deriva dal ridurre i residui che rilascia un oggetto gettato nei rifiuti.

Veicoli ed articoli casalinghi: quelli che ci fanno risparmiare più CO2

Il risparmio di CO2 è cresciuto di una media del 11% nel 2016, grazie alle emissioni, potenzialmente, evitate con i beni di seconda mano. Gli oggetti vari sono quelli che, più, hanno contribuito al rispetto dell’ambiente, paragonando i dati con quelli  dell’anno precedente, la compravendita di prodotti di moda e bellezza ha procurato un risparmio del 37%. Solamente i mezzi di trasporto  hanno concorso in maniera inferiore (un 6% di meno), rispetto al 2015. Questo è dovuto al fatto che sono prodotti complessi, che richiedono una gran quantità di energia e per ciò le piccole variazioni, nella compravendita, influiscono in gran misura sul risparmio di CO2.

Nonostante questo, la compravendita di veicoli di seconda mano continua ad essere quella che ha fatto risparmiare di più CO2, nel corso del 2016, grazie alle app ed al sito web di Vibbo, si sono evitate 539.281 tonnellate di biossido di carbonio. A molta distanza, seguono gli articoli casalinghi ed l’elettronica, con 71.889 e 63.235 rispettivamente. Parliamo di categorie di oggetti che richiedono un gran quantità di energia o acqua, per l’estrazione di alcuni materiali , come l’alluminio e l’oro dei componenti elettronici degli  smartphone o il tessile di un divano.

Consumo sostenibile

Il WWF considera  il rapporto “Second Hand Effect”  un contributo importante all’aiuto dei consumatori nel scegliere gli oggetti che più rispettano l’ambiente, e quindi ridurre lo sfruttamento delle risorse naturali, ed incentivare un consumo maggiormente eco-sostenibile. Secondo Karin Lindwall, Capo Raccolta fondi del WWF, “i marketplace di seconda mano hanno un effetto, notevolmente, benefico sull’ambiente, rendendo possibile che i beni di consumo vengano, più volte, riutilizzati prima di essere scartati”.

Per calcolare i benefici ambientali che può procurare un oggetto di seconda mano questo studio, realizzato da Vibbo, in collaborazione con IVL, si basato sull metodologia del ciclo di vita. In questo senso, si sono prese in cosiderazione differnti casistiche. Ad esempio, nel caso dei frigoriferi e surgelator vecchi, che generano una quantità maggiore di sostanze nocive e richiedono un più alto consumo energetico l’uso di un modello superato può essere un fattore più nocivo che l’acquisto di uno nuovo. Tuttavia per gli autoveicoli, il mercato dell’usato prodce il risparmio della produzione di nuovi e dello smaltimento del vecchio, per cui la compravendita di un auto, di meno di 20 anni, riduce l’emissione di carbonio.

Rapporto globale

Lo studio è stato realizza in 8 dei 30 Marketplace di Shibsted Media Group (Francia, Spagna, Italia, Finlandia, Svezia e Marocco) che hanno un totale di 60 milioni di utenti mensili nelle loro piattaforme, e dimostra che le tonellate di CO2 risparmiate, grazie alla compravendita di oggetti di seconda mano, in questi paese supera i 16 milioni.

Aldo Ciana

Specializzato in marketing digitale. Realizzo siti internet, campagne social, grafica e fotografia.

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