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Questo concetto è stato illustrato per la prima volta nel libro “La pragmatica della comunicazione umana” da Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D. Jackson. E per spiegarlo voglio partire da un semplice esempio: Mario e Carlo, sconosciuti l’uno all’altro, si trovano all’interno di una sala d’aspetto medica. Mario, non volendo comunicare con Carlo, prende a leggere il giornale. Mario in realtà ha già comunicato,  ha già inviato un efficace messaggio: “Non voglio comunicare con te”.

Ora, qualsiasi comportamento tenga Carlo, si ritrova nell’impossibilità di non comunicare, difatti:

  1. Una qualsiasi azione (come offrire una gomma, o commentare tra sé e sé sul tempo…) comunicherebbe il messaggio: “Ti propongo di dialogare”, al quale, nuovamente, Mario non potrebbe non rispondere;
  2. La totale inattività di Carlo comunicherebbe viceversa il messaggio: “Anche a me sta bene il silenzio”.

Così senza l’ausilio della parola avverrebbe uno scambio comunicativo equivalente ad una vera e propria discussione, dove ogni gesto, o comportamento, avrebbe valenza di messaggio, conferma, proposta di cambiamento, e così via.

Ora che abbiamo ben fissato in testa l’assioma “Non si può non comunicare” non possiamo soffermarci qui, ma dobbiamo fare una consequenziale riflessione: l’individuo non può arbitrariamente di decidere di:

  1. Comunicare;
  2. O non comunicare.

Bensì, non potendo sottrarsi a questo processo, può solo ritrovarsi alternativamente in una delle tre situazioni seguenti:

  1. Ha comunicato esattamente ciò che voleva;
  2. Ha comunicato ciò che non voleva, suo malgrado;
  3. Non è consapevole di ciò che esattamente ha comunicato.

Secondo questa visione quindi, la comunicazione è un continuo scambio di informazioni che crea un continuo influenzamento reciproco. E nell’epoca della comunicazione digitale, questo influenzamento non ha smesso di funzionare. Se noi chiediamo a Google informazioni su una persona, o su un azienda, e il motore di ricerca non ci propone risposte affidabili, arriviamo a pensare che questa persona non voglia utilizzare gli strumenti proposti dalla rete. Oppure l’azienda non è ancora abbastanza affidabile o preparata per avere un sito internet.

Aldo Ciana

La noia uccide

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