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Dice che la sua Snapchat “permette alle persone di esprimersi, vivere e divertirsi con gli altri”. Pillole di Michele Masneri su Snap, la società prossima al balzo a Wall Street.

3 miliardi

In dollari, la cifra che Snap, l’azienda di Venice (California) che ha creato la famosa app Snapchat, dovrebbe raccogliere sul mercato dopo aver annunciato giovedì scorso che si quoterà alla Borsa New York sotto la sigla SNAP.

25 miliardi

Il valore di mercato in dollari della compagnia atteso a seguito del collocamento. E’ une delle Ipo più attese degli ultimi anni. Triplicata anche la forza lavoro: da 600 a 1.859 dipendenti in un anno.

404,5 milioni

In dollari, i ricavi realizzati nel 2016, pari a sette volte i 58 milioni dell’anno precedente. Forti anche le perdite però: un rosso di 514,6 milioni di dollari rispetto ai 372,9 dell’anno precedente. Gli analisti temono che potrebbe sul lungo periodo essere un fiasco: gli utenti attivi sono oggi 161 milioni, ma crescono più lentamente del previsto. Anche l’ultimo ritrovato dall’azienda, gli occhiali-visori Spectaclesnon sta andando bene. “Non ha generato ricavi significativi per noi”, ha detto l’azienda. Un altro problema è che far funzionare la “macchina” Snapchat costa molto: 451 milioni l’anno, soprattutto di utilizzo di server esterni – Snap prevede infatti di spendere nei prossimi due anni ben 2 miliardi di dollari per “affittare” il cloud di Google.

18

Le volte che un utente medio apre l’applicazione ogni giorno. Dai 25 ai 30 minuti la durata delle sue sessioni di utilizzo. L’utente medio ha un età tra i 18 e i 24 anni e vive da qualche parte fuori dagli Stati Uniti.

10

Secondi: la durata massima di un video che ci si può scambiare con l’applicazione, oltre alle fotografie. Foto e video vengono cancellati automaticamente al termine della visualizzazione.

26

Gli anni del fondatore, Evan Spiegel, che dal collocamento e dal suo 20% di azioni dovrebbe detenere una ricchezza di 5 miliardi di dollari. L’azienda “ha registrato perdite in passato, prevede di registrare perdite operative in futuro, e potrebbe non raggiungere o mantenere la redditività” si legge nei documenti di Borsa, dicitura standard di alcune startup (come ad esempio Twitter) ma che pure preoccupa non poco analisti e investitori. Qualcuno teme un nuovo second Life, applicazione famosa per quindici minuti, poi dimenticata.

Aldo Ciana

La noia uccide

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